ÚLTIMA ACTUALIZACIÓN: JUEVES 29 DE MAYO

E' grande il Sevilla, por Calcio spagnolo.


Grande spettacolo, un’ altalena formidabile di emozioni. L’ espulsione dell’ ingenuo Moisés e il 2-1 di Kanouté nel primo tempo supplementare parevano una pietra tombale sulle speranze di un Espanyol fin lì più in palla, ma Jonatas dal nulla, e a 5 minuti dalla fine, si inventava un destro che tirava fuori di peso i catalani dalla melma e anzi rischiava di proiettare il Sevilla, che già accarezzava la Coppa, in una grave depressione in vista dei rigori.
Ma, quando tutto faceva pensare che gli effetti psicologici di tale scossa avvantaggiassero nettamente il miracolato Espanyol, entra in scena quello che è il mattatore assoluto di questa Uefa 2006-2007, Andrés Palop, già eroe di Donetsk, ora anche eroe di Glasgow: tre rigori parati, nell’ ordine a Luis Garcia, Jonatas e Torrejon, che neutralizzano l’ erroraccio di Alves e proiettano il Sevilla nella storia, doppiettista di Coppa Uefa come quel Real Madrid che fece bottino pieno nelle stagioni ‘84-’85 e ‘85-’86.
Con tutto il rispetto per la splendida traiettoria di un Espanyol che si è giocato assolutamente alla pari questa finale e che esce a testa altissima, questa sera ci siamo tolti un peso: ora sappiamo che il fantastico Sevilla, l’ unica squadra in Europa in corsa sui tre fronti fino alla fine, di gran lunga la miglior spagnola della stagione, non resterà a mani vuote, fatto che avrebbe assunto contorni di una crudeltà inimmaginabile.
Quest’ eccezionale competitività è merito di una rosa con livelli medi altissimi e giocatori perfettamente intercambiabili (tranne gli insostituibili Kanouté e Dani Alves) all’ interno di un copione mandato giù a memoria e della sapientissima gestione del turnover di uno stratega raffinato come Juande Ramos, finalmente consacratosi ai più alti livelli (senza dimenticare che una fetta di questi successi spetta anche a Joaquin Caparros).
Un miracolo di ingegneria calcistica costruito negli anni che ha ancora sensibili margini di progressione e che finalmente dall’ anno prossimo potrà misurarsi con la Champions, realtà nella quale già quest’ anno avrebbe potuto fare un’ ottima figura (o mi volete far credere che le due finaliste di Atene sono così tanto superiori?).

Juande Ramos smentisce in pieno la mia anteprima: Martì accanto a Poulsen c’è, però c’è anche Maresca, Puerta fa il terzino sinistro e in attacco non parte Kerzhakov, bensì Luis Fabiano. Valverde non cambia l’ undici classico, mentre il Sevilla risulta alquanto stravolto nella sua fisionomia da queste scelte, che finiscono col disegnare un 4-4-2 imbastardito: Poulsen rimane davanti alla difesa, ma praticamente fa il difensore centrale aggiunto e anche il terzino destro (oppure ci va Javi Navarro) quando Alves va per le sue, Martì parte in una posizione tattica sul centro-destra, ora dando una mano nel mezzo, ora coprendo Alves. Maresca così è più libero di fare il disturbatore sulla trequarti senza eccessive costrizioni tattiche.
L’ avvio è su ritmi altissimi, pressing furioso e azioni che nascono più da raids improvvisi che da azioni geometriche e corali. Un avviso iniziale dell’ Espanyol, poi un Sevilla che sembra proporsi con maggiore personalità, la personalità del più forte, pungendo soprattutto col duo Adriano-Puerta sulla sinistra e avvicinandosi minacciosamente a Iraizoz prima con un’ azione individuale di Maresca, poi con un colpo di testa alto di Kanouté.
L’ Espanyol pare inizialmente contratto e titubante, frettoloso e approssimativo nella gestione del pallone, ma con il passare dei minuti comincia a sciogliersi, prima con una sovrapposizione di David Garcia che trova la debole deviazione di Tamudo al centro dell’ area, poi con Moisés Hurtado che percorre indisturbato la trequarti e impegna Palop, sfruttando un errore di comunicazione fara la difesa e il centrocampo del Sevilla.
Quando però i catalani cominciano a prendere confidenza con la partita, e a far girare la palla con criterio, micidiale scatta il fattore Adriano: su un’ azione da calcio d’ angolo l’ Espanyol lascia forse un po’ troppo sguarnita la sua metacampo e così lo spettacolare lancio di mano di Palop (non solo pararigori e uomo-gol, ma anche uomo-assist!) innesca la corsa inarrestabile del brasiliano, David Garcia gli si butta addosso in scivolata perdendo definitivamente il treno, dopodichè Adriano ha il pregio di mantenere la lucidità davanti ad Iraizoz nonostante la dispendiosissima cavalcata, freddando col destro (altro pregio di questo grande giocatore: è perfettamente ambidestro) il portiere espanyolista.
Non per questo i catalani si abbattono, e anzi Riera, il loro uomo più ispirato, li riporta quasi subito in parità, al termine di un’ azione individuale (contropiede favorito da un ripiegamento disordinato del Sevilla) nella quale ridicolizza in dribbling Alves, trovandone poi la favorevole deviazione sul tiro di destro che diventa così imparabile per Palop.
La manovra dell’ Espanyol convince di più, e pur rimanendo viva la sensazione di pericolo non appena gli andalusi si approssimano all’ area di Iraizoz, nel complesso persuade pochissimo l’ assetto del Sevilla: due-tre giocatori, Poulsen, Martì e Daniel Alves, ricoprono ognuno trecento ruoli a testa, e alla fine non si capisce bene chi deve fare cosa.
La fascia destra, solitamente il punto forte di questa squadra, funziona male, dato che finiscono con l’ occuparla un po’ tutti e un po’ nessuno: David Garcia non ha un avversario diretto, può appoggiare l’ azione d’ attacco, mentre Riera può sfruttare gli spazi lasciati da Alves, ben consapevole che Poulsen, per quanto ce la metta tutta, non ha ancora il dono dell’ ubiquità (ancora). Normale che si aprano spazi e le coperture risultino difettose.

Fortunatamente Juande ad inizio secondo tempo si arrende alla logica, riportando il Sevilla al suo assetto classico. Fuori Maresca, sacrificato non tanto per una prestazione particolarmente negativa quanto piuttosto per il carattere tatticamente anarchico del suo gioco, dentro Jesus Navas, che va a ricomporre la coppia d’oro con Alves. Mossa che si rivelerà importantissima, a ulteriore dimostrazione che delle volte gli allenatori esagerano con le loro fantasiose costruzioni, quando la cosa migliore invece è affidarsi a ciò che la tua squadra conosce e sa fare meglio. Cose semplici come aprire il campo invece che ammucchiarsi tutti al centro.
L’ effetto Navas si nota subito, Sevilla non più monco ma da subito impegnato a sfornare palloni anche dalla destra, ma non si riflette in un predominio effettivo degli andalusi, che anzi continuano a dare un’ impressione di minor lucidità rispetto a un Espanyol che adesso comincia a coinvolgere maggiormente anche De La Pena, fuori partita nel primo tempo: Tamudo, servito da De La Pena (ma Ivan poteva tirare, aveva tutto lo specchio) dopo una brutta palla persa da Poulsen, scalda i guanti a Palop.
Ma il protagonista resta sempre Riera: servito da un’ apertura proprio di De La Pena, inventa una coordinazione favolosa, sparando un sinistro incrociato da fuori area imparabile per i portieri normali ma non per Palop, che prodigiosamente si distende in tuffo deviando il pallone sulla traversa.
Espanyol padrone, ma l’ espulsione di Moisés rivoluziona la partita: il canterano vede Kerzhakov (entrato al posto di un immobile Luis Fabiano) in posizione di sparo al limite dell’ area, e si sacrifica senza valutare appieno il peso dell’ ammonizione già rifilatagli nel primo tempo. Gravissimo errore che consegna la partita al Sevilla.
Cambia radicamente il quadro tattico: il Sevilla bruttino e vagamente arrancante dei 67 minuti precedenti può ora tranquillamente dispiegare il suo calcio fatto di velocità e sovrapposizioni senza più preoccuparsi del contrattacco avversario, amputato con l’ uscita obbligata di Tamudo.
Davanti per l’ Espanyol resta solo il subentrato Pandiani, tutt’ altro che contropiedista, mentre a Luis Garcia, spostato a destra con l’ ambiziosa mossa (effettuata da Valverde in 11 contro 11) di Pandiani per Rufete, non resta che fare il terzino aggiunto nell’ improvvisato 4-4-1 di Valverde.
Juande Ramos invece, liberato da ogni preoccupazione, può dar sfogo a tutto il potenziale dei suoi nelle combinazioni palla a terra: entra per questo Renato al posto Adriano (non ne aveva più, era stato recuperato in extremis), con Poulsen che arretra al centro della difesa, Dragutinovic terzino sinistro e il preziosissimo Puerta avanzato all’ ala sinistra.
Daniel Alves e Navas lavorano palloni su palloni, Kerzhakov si agita sempre di più nei pressi dell’ area, l’ assedio si fa costante: Kerzhakov conclude alto al termine di un’ ottima azione manovrata con inserimento in area di Renato, Javi Navarro su calcio d’ angolo è liberissimo a centro area, ma il suo colpo di testa centrale è facile per Iraizoz.
Meno facile è invece il provvidenziale intervento che il portiere basco deve compiere su un colpo di testa ravvicinato di Kanouté, sempre su ghiottissima azione da calcio d’ angolo.

I supplementari riprendono lo stesso filo conduttore, Sevilla dominante con un Navas sempre più incisivo: proprio lo scriccioletto de Los Palacios sforna il traversone rasoterra che Kanouté sul primo palo non può proprio fallire.
Nel secondo tempo supplementare, con l’ Espanyol disperatamente e valorosamente proiettato all’ attacco, si tratta solo di affondare e infliggere il colpo di grazia, ma qui il Sevilla pecca di una certa leggerezza (insulsa una rabona sbilenca di Navas), oltre a trovare un grande Iraizoz: prima un sinistro rabbioso di Puerta (passata la soglia dei cento minuti non è che ci si possa mettere tutta questa lucidità) respinto con i piedi, poi grande tuffo su destro di Daniel Alves, abilmente liberatosi in dribbling al centro dell’ area.
Punizione per l’ indebita generosità del Sevilla, e premio alla grande dignità dell’ Espanyol, è il lampo di Jonatas, destro fulminante, leggermente deviato da Poulsen, che si rivela imprendibile per Palop e regala contorni epici a questa finale.
Prima dei rigori, Kanoutè sciupa una ghiottissima occasione ottimamente costruita sull’ asse Navas-Alves. Poi, le copertine son tutte per Palop.


ESPANYOL (4-4-1-1):

Iraizoz: Non sempre è impeccabile nello stile, però le prende tutte. Grande parata su Kanouté sottomisura, si esalta nel secondo tempo supplementare con gli interventi su Puerta e Alves. Voto: 7.
Zabaleta: Come sempre grinta e quantità dall’ argentino, soffre l’ esplosivo Adriano del primo tempo, dà un apporto consistente quando, con l’ entrata di Lacruz, viene spostato in mediana. Voto: 6.
Torrejon: Un peccato, una partita quasi impeccabile, con interventi sempre puntuali, ma con due pesanti macchie a comprometterla. Non stringe su Kanouté nell’ occasione del 2-1 del Sevilla, e infine sbaglia il rigore che consegna la Coppa al Sevilla. Voto: 6,5.
Jarque: Senza sbavature, si mette ancor più in mostra quando la sua squadra finisce in inferiorità numerica e la pressione sivigliana si fa costante. Voto: 7.
David Garcia: Buon primo tempo, l’ assenza di un avversario diretto gli permette di sovrapporsi con continuità, anche se nell’ occasione del vantaggio del Sevilla sbaglia: dovrebbe accompagnare Adriano invece che azzardare la scivolata e aprirgli l’ autostrada. L’ entrata di Jesus Navas è un bel tormento. Voto: 6.
Rufete: Partita modesta, non punge in attacco e viene quasi sempre preso nel mezzo dalle azioni del trio Puerta-Adriano-Maresca. Voto: 5,5. (dal 56’ Pandiani: Poteva essere l’ uomo-chiave, invece le condizioni avverse dell’ inferiorità numerica lo costringono a una specie di martirio, isolato rispetto al resto della squadra e costretto a lottare su palloni già persi in partenza. Voto: 5,5)
Moisés Hurtado: Come sempre ordinato e utile a centrocampo, però la sua doppia ammonizione è un’ ingenuità che ha compromesso seriamente la partita di un Espanyol che in 11 contro 11 stava facendo una figura migliore rispetto al Sevilla. Voto:5.
De La Pena: Assente ingiustificato nel primo tempo, non riesce a prendere per mano la sua squadra. Nel secondo tempo entra un po’ di più nel vivo del gioco, ma non riesce a riscattare una prestazione molto deludente. Peccato, ha perso l’ occasione per una consacrazione, anche se tardiva. Incompiuto. Voto: 5,5. (dall’ 87’ Jonatas: Quasi al primo pallone che tocca, scatena il delirio. Il rigore però lo titra malissimo. Voto: 6,5).
Riera: Grande partita, fa danni inenarrabili quando nel primo tempo trova spazio per la sua falcata, sfiora la doppietta nel secondo con uno spettacolare sinistro al volo. Una chiamatina in nazionale non guasterebbe, viste le alterne vicende dei Reyes e Vicente. Voto: 7,5.
Luis Garcia: Partita di sola quantità. Nel primo tempo aiuta molto nei raddoppi, ma non incide come potrebbe col pallone fra i piedi. E’ piaciuto soprattutto quando, in inferiorità numerica, si è adattato a fare l’ esterno destro con eccezionale generosità. Troppo debole e accentrato il suo rigore. Voto: 6.
Tamudo: Purtroppo con l’ espulsione di Moisés è dovuto uscire, e questo ha tolto molto all’ Espanyol. Pandiani era appena entrato, Luis Garcia poteva fare l’ esterno di centrocampo, mentre lui no. Peccato, perché si era dimostrato ancora una volta molto bravo a cercarsi gli spazi, tanto alle spalle dei difensori come partendo dalle fasce. Voto: 6 (dal 72’ Lacruz: Si piazza a destra, non regge neanche lontanamente il passo di Puerta, però è diligente. Voto: 6).

In panchina: Kameni, Ito, Moha, Coro.


SEVILLA (4-4-2)

Palop: Non gli daranno mai il Pallone d’Oro, ma raramente un giocatore è stato così decisivo nel corso di una manifestazione. Metà del gol di Adriano è merito del suo lancio, l’ intervento su Riera è strepitoso, i tre rigori parati parlano da soli. Voto: 9.
Daniel Alves: Male nel primo tempo, con tutta la fascia da coprire non è incisivo né nei cross (tantomeno nelle punizioni, sparacchiate indegnamente) ed è disorientato in fase difensiva. Costretto a rientrare in maniera affannosa, viene scherzato in controtempo da Riera sull’ 1-1. Dal secondo tempo in poi cresce nettamente, l’ ingresso di Navas e l’ inferiorità numerica dell’ Espanyol ne liberano completamente l’ estro vulcanico. Orrendo il rigore, per sua fortuna un errore indolore. Voto: 6.
Javi Navarro: Perfetto, attentissimo, mirabile in tutti i suoi interventi, in anticipo, nel gioco aereo e anche nelle stupende chiusure sui tagli degli attaccanti avversari sul primo palo. Voto: 7,5.
Dragutinovic: Mi sta piacendo molto ultimamente nel ruolo di centrale. Forte nei contrasti, rapido nei recuperi, non trasmette mai insicurezza. Con l’ entrata di Renato va a fare il terzino sinistro. Voto: 6,5.
Puerta: Partita pienamente nel suo stile, quantità e qualità in pari misura. Insidioso con le sue sovrapposizioni nel primo tempo, incisivo quando diventa esterno di centrocampo con le sue percussioni palla al piede. Voto: 7.
Martì: Prestazione poco convincente. Sul centro-destra nel primo tempo forse è troppo lontano dallo stopper aggiunto Poulsen, e non ha modo di comporre quella cerniera che altre volte era piaciuta tanto. Impreciso in alcuni passaggi. Voto: 5,5.
Poulsen: Monumentale, si moltiplica fra centrocampo e difesa tappando le falle del poco convincente assetto scelto da Juande nel primo tempo. Con l’ entrata di Renato va a fare stabilmente il difensore centrale, ha la sfortuna di deviare (anche se quasi impercettibilmente) il destro del 2-2 di Jonatas. Voto: 7.
Maresca: Fa la mina vagante sulla trequarti nel primo tempo, si associa specialmente con Adriano e Puerta, anche se proprio quando si sposta sulla destra sfiora un gran gol con un’ azione individuale. Juande lo toglie per far quadrare meglio il cerchio con l’ ingresso di Navas. Voto: 6. (dal 45’ Jesus Navas: Non so che impatto avrebbe potuto avere schierato dall’ inizio, ma ha rivoltato la partita come un guanto. Dà al Sevilla quel punto di riferimento sulla destra che era mancato in tutto il primo tempo, fa ammattire gli avversari con la sua freschezza e rapidità di gambe, fornendo a Kanouté l’ assist del 2-1. Voto: 7,5.)
Adriano: Finchè ha birra, è micidiale con la sua velocità. Nell’ azione del gol, ha a disposizione quel campo aperto oggetto fisso dei suoi desideri, e propone costantemente iniziative sulla fascia. Inevitabilmente cala ed è costretto a uscire tutto acciaccato. Voto: 7. (dal 76’ Renato: Con l’ Espanyol in 10 e Maresca già in panchina, Juande lo sceglie come grimaldello, per i suoi inserimenti e le buone doti in rifinitura. Positivo, smarca un paio di volte i compagni e si aggiunge all’ attacco con intelligenza. Voto: 6,5.)
Kanouté: Parte bene, da elegantone qual è tiene su e rifinisce con gran perizia i palloni con cui entra in contatto, poi piano sparisce dalla partita, per riapparirvi nell’ occasione più propizia, ovvero il 2-1. Si mangia un po’ un’ occasione a pochi minuti dai calci di rigore. Voto: 6,5.
Luis Fabiano: Prestazione chiaramente negativa, lento e passivo, una di quelle serate in cui è completamente estraneo alla partita. Voto: 5. (dal 64’ Kerzhakov: Sicuramente dà tutt’ altro apporto di movimento rispetto a Luis Fabiano, però difetta di precisione al momento di finalizzare le giocate. Voto: 6.)

In panchina: Cobeño, A. Ocio, David, Chevantón.


Goles: 0-1 (18'): Adriano sorprende en una contra por la izquierda tras un saque con la mano de Palop; 1-1 (28'): Riera bate a Palop tras una gran jugada personal; 1-2 (105'): Kanouté remata en el área pequeña un gran servicio de Navas; 2-2 (115'): Jónatas conecta un gran disparo que supera a Palop.
Árbitro: M. Busacca, de Suiza. Expulsó a Moisés (67'), por doble amarilla, y amonestó a Luis Fabiano (62') y Kanouté (81').
Incidencias: Hampden Park. 40.000 espectadores. Llovió durante el partido. Asistió el Príncipe de Asturias y los presidentes de la Generalitat y de Andalucía.
Foto: EFE

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